venerdì 3 aprile 2009

"Jerk" Gisèle Vienne




E poi dicono che i burattini sono roba da bambini.

"Jerk" è uno spettacolo agghiacciante. Tratto da un racconto di Dennis Cooper è la rappresentazione fantastica della vicenda (realmente accaduta) di Dean Corll, un serial killer che insieme a due adolescenti (David Brooks, l'unico sopravvissuto che ora sconta l'ergastolo e Wayne Henley) all'inizio degli anni 70 torturò ed uccise più di 20 persone.

Senza scenografia e con l'ausilio di pochi burattini a guanto con teste umane mascherati da animali (un panda, un cagnetto), il burattinaio ricostruisce gli avvenimenti spaventosi senza lesinare i particolari: rapporti sessuali necrofili, masturbazione, omicidi brutali e torture: l'effetto è disturbante, diverse persone lasciano la sala. I burattini animano i cadaveri, gli danno voce, proiettano su di loro le identità di attori, musicisti (Jimmy Page) per sentire di possederli, sia nel sesso che nel corpo.

Nel secondo tempo il burattinaio si trasforma in burattino, parla, cambia ruolo, fa rumori con la bocca, ma sembra che non la muova, come se le parole che dice venissero da un'altra bocca, dalla bocca di mostruoso Mangiafuoco. Eppure è lui a pronunciarle, non si tratta di un nastro registrato. La storia precipita in un delirio che si conclude con la morte di tutti i protagonisti tranne uno (Brooks appunto) che chiama la polizia (memorabile) e si autodenuncia.

Jonathan Capdevielle è straordinariamente bravo a tenere la scena dall'inizio alla fine, la sua tecnica vocale è strabiliante.

Le teorie sugli omicidi elucubrate da Dean, la durezza delle immagini proposte e l'intellualità con cui è scritto fanno "Jerk" mooooolto francese -un pò come "Alphaville" di Godard- e lo inseriscono in qualche modo nella tradizione sanguinaria di Guignole (burattino tradizionale francese). La freddezza (giustificabile dato il carattere dei protagonisti) dell'impianto paralizza ma non emoziona. Probabilmente era proprio quello che Gisèle Vienne voleva.

Purtroppo o per fortuna lo spettacolo viene rappresentato in lingua originale, con sottotitoli. Nonostante gli sforzi il coinvolgimento emotivo ne soffre.

Brooks in carcere ha imparato ad animare burattini e ha addirittura creato uno spettacolo che ha poi rappresentato per una classe della facoltà di psicologia della città dove è detenuto. Alla luce di tutto ciò, c'è ancora qualcuno che se la sente di dire che i burattini sono solo un gioco?