domenica 17 ottobre 2010

Stephen Mottram, "The Seed Carriers"

Il programma del festival IF del Teatro Verdi di Milano prevede quest'anno diversi spettacoli di marionette a filo. Ad aprire la rassegna arriva Stephen Mottram, marionettista Inglese noto per la sua incredibile tecnica e per la sua ricerca ed innovazione di un genere che troppo spesso diventa pura esposizione di bravura tecnica.
Lui, che pare aver superato il concetto di imitazione del movimento (è un fatto, i suoi personaggi sono vivi), porta in scena uno spettacolo tragico, in cui il dramma della condizione umana viene affrontato senza alcuna pietà.
"The seed carriers" è costituito da una serie di quadri che illustrano come in un agghiacciante documentario la vita e la morte di creature che si trovano al fondo della catena alimentare e produttiva di un mondo oscuro e claustrofobico. Fragili ed inermi, i piccoli esseri vengono facilmente catturati ed uccisi da misteriosi personaggi, i loro corpi svuotati dell'essenza, smembrati ed impiegati come pezzi di ricambio innestati su altri corpi, dando luogo a mostri raccapriccianti. Alcuni vengono mantenuti in vita ed usati come forza lavoro per la produzione in serie dei loro stessi persecutori.
L'ultimo orrore sarà scoprire che loro stessi sono un prodotto, creati con lo scopo di essere sfruttati. Come le formiche operaie che trasportano il cibo verso il formicaio, non sono considerati come individui, ma solo in relazione allo scopo per il quale lavorano.

Ricchissimo di riferimenti visivi (Hieronimus Bosch, i fratelli Quay) e non solo ("L'invasione degli ultracorpi", "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley) "The seed carriers" mette in scena una visione senza speranza che lascia annichiliti. Non c'è amore nè odio, non c'è alcun tipo di sentimento, nemmeno le vittime sembrano realizzare di essere tali. C'è solo il concetto di "uso", di massimizzazione e sfruttamento massimo della risorsa.
Mottram spoglia la realtà delle buone maniere e di qualunque maschera gentile per mostrarci cosa siamo e qual'è la nostra vera funzione nella società attuale, quella di forza lavoro, di consumatori, di oggetti.            Una critica crudele ma necessaria, che acquista ancora più forza proprio perchè realizzata con piccoli feticci di legno e diventa una meditazione sull'impossibilità dell'uomo di controllare il proprio destino, l'ineluttabilità degli eventi che investono le nostre vite.

Oltre alle marionette (che muove a vista) Stephen Mottram dà vita a pupazzi e oggetti, utilizza piccoli automi e anima perfettamente lo spazio scenico, mantenendolo sempre in movimento.
L'unico elemento su cui mi sento di fare una critica è la musica di Glyn Perrin, che benchè composta appositamente per lo spettacolo, oltre ad essere a tratti fastidiosa diventa estenuante dopo mezz'ora di ascolto.
Un'apertura di grande impatto per uno dei pochi festival Italiani di Teatro di Figura per adulti, ancora più importante perchè mostra come sia possibile innovare il mondo delle marionette abbandonando la pura imitazione del movimento naturalistico e raccontando qualcosa d'importante in modo nuovo.